Per chi legge la Gazzetta ufficiale europea regolarmente, non sarà passata inosservata la notizia.
Il doppio nome del dolce natalizio più famoso di Ferrara si è aggiudicato la denominazione IGP, che attesta l’importanza del legame storico e del gusto del prodotto con il suo territorio. Si tratta di un marchio di qualità, a fronte dell’impegno di tutti i produttori a sottoporsi al costante controllo di un ente terzo di certificazione.
Ho ricostruito l’iter giuridico: un esercizio affascinante per me che non conoscevo le sottigliezze del Regolamento Europeo 1151/2012.
Prima tappa EU, la pubblicazione di una domanda di registrazione a luglio 2015, per dare la possibilità agli altri Stati membri di presentare una dichiarazione di opposizione entro 3 mesi. Pubblicazione dell’avvenuta registrazione, non essendo pervenuta alcuna opposizione, a dicembre ed entrata in vigore dopo 20 giorni, il 28 dicembre 2015.
Alcuni degli ingredienti e delle lavorazioni sono comuni ad altre provincie italiane; per questo è prevista una descrizione dettagliata degli ingredienti e quantitativi per la ricetta originale del Pampapato/pampepato. Cioccolato fondente extra (cacao minimo 54 %), tra le spezie devono figurare obbligatoriamente noce moscata e cannella; mandorle dolci in proporzione del 15% circa.
Al contrario del marchio di qualità DOP, gli ingredienti del Pampapato possono provenire da fuori Provincia, ma tutte le fasi della lavorazione devono avvenire nella provincia di Ferrara.
Vi sfido a dare la caccia ai primi cult pampepati con marchio IGP: quando io sono passata a Cento (in provincia di Ferrara) a Natale, la versione IGP non era ancora disponibile.
Era una versione comunque buonissima...
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