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  • Immagine del redattoreAnna Barbieri

La nostra route 66: Friburgo (Germania)

Aggiornamento: 24 ago 2020

Continuo a raccontare di alcune tappe nel viaggio coast to coast dal Belgio all’Emilia Romagna. Andando in macchina (ma anche in treno) dal mare del nord alla nostra padana patria, una sosta interessante è Friburgo, in Germania.

La città è attraente, con mini canali in cui i bambini possono far galleggiare barchette di legno; ma quello che mi interessava visitare era il quartiere Vauban, nel sud della città, per il suo carattere urbanistico visionario. Una brochure annuncia ‘la visione di un quartiere sostenibile diventa realtà’ ed infatti Vauban ti fa venire in mente che non è cosi’ difficile vivere in un’area dove l’auto non è regina, ma solo strumento occasionale di diporto. Basta pensarci… e volerlo.

Nel 1992, un settore militare gestito dai Francesi (retaggio della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda) viene abbandonato e diventa l’occasione per ripensare completamente in termini ecologici un’area della città a solo 3 km dal centro.  Così ora si può passeggiare per Vauban, un quartiere con pochissime macchine per 6000 abitanti, negozi di seconda mano, prodotti locali, scuole, bar e ristoranti nonché locali comuni per ritrovarsi tra vicini di casa ed aree verdi con giochi molto creativi per i bambini.

Si respira ancora un po’ dell’aria hippie delle origini, con qualche caravans e alloggi mobili, ma per lo più si respira... senza smog!

La parte più bella è la Solarsiedlung, una serie di case color pastello a surplus energetico (le prime nel mondo) che producono più energia di quella che consumano. E poi non lontano da lì una casa a forma di cilindro che ruota su se stessa seguendo il sole per essere sempre fresca o calda a seconda delle stagioni.

Una frase su una facciata di Vauban che accoglie i visitatori dice 'Costruiamo il nostro mondo cosi’ come ci piace [che sia].'

Insomma vale la pena fermarsi lungo la nostra route 66 a Vauban/Friburgo per un turismo filosofico, una pausa, anche di riflessione.

E’ a Metz, in Francia, che mi ricordo di aver sentito parlare per la prima volta del concetto di ecologia urbana promossa negli anni 70 come la scienza delle interazioni tra cittadini e la natura, indispensabile presenza anche in città per una buona qualità di vita ed intesa in senso ampio come patrimonio naturale, storico/architettonico e gastronomico. Ma Metz è un’altra tappa della nostra route 66 che ho già raccontato... sono recidiva!

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